Clicca qui? No, grazie!

Come liberarsi per sempre del "clicca qui" e vivere felici.

C’è stato un tempo leggendario. Un tempo in cui per “navigare su Internet” dovevi sederti al PC, collegarlo alla presa telefonica, e cliccare su un’icona di Windows 95. Un tempo lontano, fatto di eroi e grandi imprese, in cui l’Impero di Internet Explorer e i ribelli di Netscape combattevano per il dominio della Rete.

Un tempo in cui tutto ciò che appariva sullo schermo ci sembrava magico, perché arrivava da una macchina collegata da chissà quale altra parte del mondo, direttamente sul nostro monitor.

In quel tempo nacque il “clicca qui!”. Più che un invito all’azione, una sfida a scoprire l’ignoto, un po’ come saltare dentro un portale dimensionale senza sapere perfettamente dove andremo a finire. Insomma, una mini scarica di adrenalina a portata di mouse.

Quel tempo non c’è più, Windows 95 è ormai leggenda, Netscape è caduto eroicamente sotto i colpi dell’Impero, le prese del telefono sono quasi sparite dalle nostre case, eppure il “clicca qui” è sopravvissuto. E oggi ti spiego perché dobbiamo impegnarci per liberarcene una volta per tutte.

Ci siamo liberati di Windows 95 e Internet Explorer: cosa aspettiamo a fare fuori anche il “clicca qui”?

Il click non fa più click.

O meglio, l’azione di seguire un link oggi può avvenire in molti modi diversi, ad esempio toccando uno schermo, fornendo un comando vocale o premendo un tasto. Un “clicca qui” sposta l’attenzione dell’utente sull’azione meccanica di cliccare piuttosto che sulla destinazione del link.

Insomma, il verbo “cliccare” non è rilevante rispetto allo scopo della nostra azione – oltre a essere un po’ bruttino.

Un esempio?

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La prima versione mi fa pensare innanzitutto all’azione meccanica dito-mouse e solo successivamente al risultato. La seconda invece va dritta al punto, focalizza subito sul risultato dell’azione ed è decisamente più efficace.

Ok, clicco lì – ma poi?

Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del bianconiglio

Bellissimo Matrix, ma mediamente l’utente di un sito non ha lo spirito di avventura di Neo, e preferisce sapere sempre e in modo chiaro dove lo porterà quel link.

Anche perché dall’altra parte potrebbero esserci anche brutte sorprese: link fuorvianti, informazioni non rilevanti, malware, phishing o peggio ancora un sito in comic sans.

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Ti lanceresti nel vuoto col primo “clicca qui” oppure preferisci la seconda versione del link?

“Clicca qui” fa male alla SEO

Gli algoritmi di Google sono potentissimi, ma non ti leggono (ancora) nel pensiero. Si basano soprattutto sugli elementi testuali del tuo sito web, e sulle parole chiave che riescono a trovare e classificare.

Se vado su Google e cerco “ricetta per spaghetti alla carbonara” il motore di ricerca partirà alla caccia di tutti i contenuti correlati a quella parola chiave. E per Google i titoli e i links di un sito sono mediamente più importanti.

Clicca qui per la ricetta degli spaghetti alla carbonara

Leggi la ricetta per gli spaghetti alla carbonara

La seconda versione è quella preferita dai motori di ricerca, perché il link contiene una parola chiave.

La prima invece mi fa pensare che quella sia una ricetta in cui ci fanno mettere la panna nella carbonara (che poi è l’equivalente culinario del comic sans).

“Clicca qui” non rispetta l’utente

Immagina di comprare un’auto nuova e trovarti il venditore che ti fa un discorso tipo “ecco, guardi questo coso rotondo è il volante, con questo può girare l’auto a sinistra e destra, mentre quelle cose lì sotto servono per andare avanti e frenare…”.

Forse nel 1998 valeva ancora la pena spiegare agli utenti che per passare da una pagina all’altra bisognava cliccare, proprio lì in quel punto. Oggi però sappiamo benissimo come è fatto un link e come funziona un ipertesto, quindi siamo perfettamente consapevoli che se ci clicchiamo sopra ci porterà da qualche parte, così come sappiamo come si usa il volante di un’automobile.

Ovviamente, i link sul tuo sito devono sempre essere ben riconoscibili e formattati diversamente dal resto del testo, tipicamente di colore diverso e sottolineati.

“Clicca qui” non è accessibile!

Chi fa uso di tecnologie assistive e screen reader spesso si trova a estrapolare un elenco di link dalla pagina, che vengono quindi presentati fuori dal contesto di lettura (JAWS e NVDA ad esempio hanno questa funzione).

Immagina quanto deve essere piacevole trovarti davanti a una lista di “clicca qui”, uno dietro l’altro, senza nessuna informazione aggiuntiva, e di doverli esplorare ad uno ad uno. Senza poter guardare lo schermo. Ti sembra una punizione eccessiva? Eppure per qualcuno non c’è altro modo. Pensaci bene prima di scrivere un altro “clicca qui”.



Davide Ghione
Web designer freelance
Natale 1985, il mio primo computer: scopro che i tasti fanno un bel rumore, e che se premo quelli giusti succedono cose incredibili. Da allora non ho mai smesso di esplorare e sperimentare. Oggi mi occupo di web design e comunicazione online.
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